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Paradossi

"Che laurea hai?" "Che lavoro fai?" una domanda che mi viene posta in alcuni contesti lavorativi.


"Di che paese sei?" una tipica domanda che viene posta in incontri sociali.


In passato non sapevo cosa rispondere, lanciavo uno dei tanti titoli, o uno dei tanti paesi in cui ho vissuto. Sentivo la superficialita', l'inutilita' di tale conversazione. "Ecco, ora ho appena dato a questa persona un'etichetta con la quale smettere di comprendermi, smettere di essere curiosa sulla mia vita", pensavo.


Con piu' pratica ho iniziato a dare risposte piu' interessanti: "Madre Terra", rispondevo riguardo alla mia provenienza. "Seguo il mio cuore" rispondevo riguardo alla mia carriera. Questo spesso incitava un sorriso nell'interlocutore, che rimaneva un po' perplesso.


Ma riflettendo sulle relazioni umane in questa societa', paragonate ad esempio alle relazioni in altri mondi che vivo durante i miei sogni e viaggi astrali, mi rendo conto che questo e' solo uno dei tanti modi con cui le nostre strutture sociali, il nostro linguaggio, sono costruiti per separarci anziche' connetterci, per oggettificarci anziche' umanizzarci.


Un altro tipico modo sono le critiche, utilizzati per esprimere situazioni problematiche. "Non capisco perche' debba comportarsi cosi' quando gli chiedo semplicemente un aiuto" un esempio tra infiniti, di come il nostro linguaggio ci separa da cio' che e' vivo e vero spostando la nostra attenzione, la nostra focalizzazione - ovvero il nostro potere - su qualcosa di futile.


"E' un egoista ed ignorante, avrebbe dovuto fare cosi', invece ha fatto la cosa piu' stupida." Potrei veramente dare milioni di esempi di questo genere, di come utilizziamo il linguaggio non per portare attenzione dove piu' e' necessaria - ovvero dentro di noi in questo caso, nelle nostre emozioni che ci stanno chiamando verso nostri bisogni e desideri che necessitano risoluzione - per distrarla con qualcosa su cui non abbiamo potere: i comportamenti dell'altro, notizie alla televisione, gossip. E' incredibile quanto potere venga perso semplicemente spostando erroneamente l'attenzione su cio' che non fa parte del nostro potere qui e ora.


Il vittimismo e il dominio/controllo tossico/falso/violento sono il risultato dell'attenzione (e quindi potere) male utilizzati - come ci insegna Kasia Urbaniak, e l'incapacita' di esprimere autenticamente cio' che e' vivo e vero dentro e fuori di noi, ci disconnette, e rende difficile risolvere i conflitti, come insegna Marshall Rosemberg,


Come insegnano questi due maestri - uno ribelle dal mondo psicologico, l'altra studentessa delle scuole spirituali orientali e dominatrix di carriera, l'energia fluisce quando permettiamo al flusso dell'attenzione di danzare tra lo ying e lo yang, il mondo interiore ed esteriore, seguendo le richieste naturali dell'energia. Questa danza permette il movimento rotatorio naturale della ruota della vita. Ma nella nostra societa' facciamo proprio il contrario: spostiamo fuori l'attenzione quando viene richiamata dentro, e la focalizziamo dentro quando andrebbe focalizzata fuori. "Il vero dominio nulla ha a che vedere con la violenza" come dice Katia Urbanik.





Ma non finisce qui: in nostri sistemi burocratici ed economici sono costruiti per non permetterci di fare scambi di energia, doni, servizi, talenti, liberamente e fluidamente, portandoci ironicamente alla poverta' e scarsita' - permettendo solo a determinati sistemi di fare scambi, e spesso in modi altamente tossici e distruttivi - come i sistemi industriali odierni, basati fortemente sulla violenza, schiavitu' e sfruttamento. Come ho scoperto direttamente quando nella mia ingenuita' pensavo che "aiutare le persone con i miei servizi" fosse uno scambio naturale, sopratutto nel sistema italiano, ancora fortemente basato su paradigmi tirannici e mafiosi storici, e' necessario passare attraverso tutta una serie di sistemi di indottrinamento, licenze e tasse, creati per permettere scambi solo tramite tali sistemi, e spesso nei modi piu' distruttivi.


I sistemi di "protezione" e "difesa" utilizzano violenza, creando un mondo pericoloso. Nel nome della sicurezza, paghiamo con le nostre tasse miliardi al mercato delle armi. Questo dovrebbe far riflettere molte persone - sicuramente se non fossero cosi' indottrinate.


Insomma viviamo in una societa' di paradossi.


"Perche' non fai una laurea in psicolgia?" Mi chiese una persona che segue i miei contenuti alcuni anni fa, quando ancora stavo iniziando a capire il funzionamento di tali sistemi. Allora sapevo solo che la domanda mi faceva sentire come se qualcuno mi avesse appena chiesto "come mai non lavori per il tuo abusatore?". "Il sistema psicologico e' proprio cio' che mi ha fallito", avrei potuto rispondere, "nei miei tanti anni in cui avevo bisogno di aiuto nelle mie situazioni precarie. Sono stati proprio i nostri sistemi - inclusi quello degli psicologi - a permettere gli abusi. E' stato solo uscendo da tali sistemi - facendo un grande lavoro di esplorazione - assumendomi grossi rischi - che finalmente ho trovato strumenti per trasformare i condizionamenti traumatici e liberarmi da schemi e paradigmi tossici. E mi sono stati insegnati da persone che non fanno parte o che si sono ribellate al sistema psicologico standard, il quale e' legato a concetti e metodi che non permettono la diffusione di tali strumenti. Quindi perche' non voglio fare parte del sistema che ha creato i danni che ho lavorato cosi' duramente per risolvere?" Questa sarebbe stata una risposta piu' completa. Ma invece non rispondevo. Riflettevo sul come mai mi venisse posta tale domanda.


Dopo anni di ulteriori lavori interiori ed esterni di evoluzione, tante altre crescite, lezioni, espansioni, viaggi, esperienze, interazioni con maestri, e cosi' via, oggi capisco la radice di tutto questo problema, la chiamo "Paradossi", e la riconosco nei comportamenti, credenze e sistemi umani che si basano sull'illusione che non facciamo parte dei principi universali, e che quindi tentano di bloccare il naturale flusso rotatorio yin-yang della vita, la riassumo cosi':


Come parlare in un sistema dedicato a fraintenderti o usare come arma cio’ che dici

Come connettersi in una societa’ che fa di tutto per metterci in guerra tra di noi e per dividerci

Come guarire in un sistema che ci indottrina nella falsa guarigione, e che rende illegale la vera guarigione

Come liberarsi in una societa’ basata sulla schiavitu’ economica e burocratica

Come servire e condividere i propri doni in un sistema che obbliga con ogni violenza la poverta’

Sono le domande che mi pongo ogni giorno. Apparentemente la mia missione in questa vita e’ risolvere paradossi - perche’ sono venuta su questo pianeta, promettendo a Gaia di assisterla da una grave malattia, l’invasione di una specie che tenta di contraddire ogni principio universale.

E purtroppo non vi e’ migliore scuola dell’esperienza quindi sto tentando ogni strada, assumendomi ogni rischio per:

Guarire in una societa’ che fa di tutto per ammalarmi

Connettermi in un sistema che promuove connessione falsa e annienta ogni autentica empatica connessione

Parlare dove continuo ad essere di fraintesa e zittita

Liberandomi da ogni catena di schiavitu’

Servire e scambiare nonostante tutti i sitemi per non permettere alle persone di ricevere e dare

Ed e’ per questo che per molti i miei comportamenti, scelte, decisioni possono apparire molto strani per il resto della societa’

Ma condividendo il mio viaggio, e cio’ che imparo da tutto cio’, gli strumenti e verita’ che scopro

spero di scandire un sentiero in piu’ per la liberazione dell’umanita’

da questa vita basata su paradossi contro i principi universali




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