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Reintegrazione

In questi giorni ho riflettuto molto sull'attaccamento che avevo con il mio narcisista, e che cosa mi portava a stare male per la sua "perdita". Ognuno di noi ha dentro di se molteplici espressioni, come tante sub-personalita' con diverse caratteristiche, qualita' e particolari. Queste sub-personalita', secondo la teoria di P. Gerlach, interagiscono tra di loro aiutandosi a vicenda in armonia, quando la persona e' in uno stato integrato e di maturazione completa. Durante la crescita di un'individuo pero', spesso molte di esse vengono represse, a costo di altre, creando uno stato di conflitto anziche' armonia tra queste sub-personalita', e facendo si' che alcune non riescano mai a superare lo stato di infanzia, mentre altre maturano diventando adulte. Quando ci coinvolgiamo in relazione malsane, le nostre dinamiche sono dettate dalle nostre parti "non cresciute". Da quei boccioli mai sbocciati, perche' durante la crescita non hanno ricevuto abbastanza acqua, luce o terreno, dai genitori o dall'ambiente che ci circondava. E' importante riconoscere questo fatto: tentare di cambiare la situazione o l'altra persona e' un sintomo della nostra parte repressa, non maturata che cerca di ottenere l'acqua, la luce, il terreno da questa persona. Ma questo non e' possibile. Infatti solo internamente si possono re-integrare queste parti. Quindi se sentiamo la mancanza di qualcosa quando un narcisista ci abbandona - bisogna chiederci che cosa. Le tecniche di meditazione per la reintegrazione in questo caso aiutano ad utilizzare il dolore per entrare in totale sintonia con le proprie emozioni, e riportarci a quell'aspetto di noi che e' rimasto nell'infanzia. A volte si tratta di un bambino che non e' mai stato amato incondizionatamente. A volte di un bambino che non e' stato apprezzato. O che non e' stato ascoltato. Eccetera. Andiamo quindi a riprendere questi bambini interiori dentro di noi, e diamo loro tutto cio' di cui hanno bisogno. Una spiegazione, un abbraccio, cio' che gli e' mancato, eccetera. Una cosa contro produttiva che si tende a fare durante la guarigione da una relazione codipendente e' il focalizzarsi troppo sulle lacune dell'altra persona. Benche' siano assolutamente reali, ed ingiustificabili, esse non ci danno la soluzione che cerchiamo. Ci aiutano a mettere le cose in prospettiva, a vedere in modo piu' obiettivo la situazione. Ma il passo per guarire sta poi nello sfruttare questa visione piu' obiettiva per andare a sentire meglio noi stessi, a vedere dove noi tentavamo di soddisfare i nostri bisogni repressi attraverso tale persona, con fallimento. E' un processo che richiede tempo, pazienza e dedizione, ma una volta reintegrate queste parti di noi, il risultato e' una maturita' e solidita' che viene da dentro, un'amore vero verso noi stessi, e in automatico perderemo interesse e ci accorgeremo subito delle persone "false", attirando invece quelle che ci offrono qualcosa di vero.

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