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Cosa sta accadendo al mondo?


La cosa interessante dell’attuale situazione pandemica globale e’ che, mentre per molte persone si tratta di uno stato estremo, molte altre sentono che in realtà non sia cambiato molto: ed entrambe hanno ragione.

E’ vero che per la prima volta nella storia del secolo siamo tutti rinchiusi in casa, completamente separati da mura domestiche, da confini politici, dal distanziamento sociale e da mascherine e guanti. E’ anche vero che negli ultimi decenni ci siamo separati sempre di più, creando rapporti sempre più basati sulla convenienza e l’utilizzo reciproco, e sempre più materiali anziche’ sulla connessione e l’empatia.

E’ vero che oggi non abbiamo il permesso di esprimere i nostri diritti più fondamentali, come quello di assemblarci, di esprimere opinioni differenti dai main stream, di lavorare, di frequentare scuole o di girare liberamente. E’ anche vero che non siamo mai stati liberi di fare queste cose: siamo sempre stati controllati da sistemi ai quali ci siamo venduti gradualmente - in parte senza accorgerci, in parte da quando siamo nati - che controllano ogni nostra scelta. Il sistema finanziario, il sistema governativo, il sistema mediatico ed informatico, il sistema educativo, il sistema legale e burocratico, il sistema medico-salutare, il sistema tecnologico, e persino il sistema alimentare, formano un’intricata ragnatela nella quale tutti più o meno - per ottenere qualche privilegio - siamo rimasti impigliati, ed avremmo dovuto fare grosse rinunce per liberacene.

Quello che stiamo vedendo quindi e’ in realtà l’espressione fisica e materiale di una condizione già pre-esistente, di limitazioni e problemi che avevamo già iniziato a creare da decenni. La domanda da porci e’: che fare adesso?

Principalmente vi sono due strade da percorrere. Una e’ quella più comoda (a breve termine) di un’ulteriore rinuncia della nostra identita’, umanità, dei nostri diritti, della nostra essenza e di tutto ciò che fondamentalmente ci rende vivi e per cui val la pena di vivere, per non correre rischi.

L’altra e’ la strada, ben più difficile, della trasformazione, nella quale affrontiamo davvero ciò che non va più bene nella nostra società, lo accettiamo per ciò che e’ realmente e lo cambiamo, creando nuovi sistemi per sostituire quelli vecchi.

Sebbene la seconda soluzione sia molto più difficile e richieda ben più coraggio ed impegno, e’ importante capire che a lungo termine questa strada ci permetterà di vivere con gioia e dignità, mentre la prima ci porterà sempre più nella sofferenza.

Le persone sono globalmente divise riguardo a che strada percorrere. Le persone che ancora non hanno capito molto di come funziona il mondo, o che sono troppo intrappolate nella ragnatela dei sistemi e quindi hanno troppo da perdere, tendono a seguire la prima strada. Le persone che hanno già iniziato a svegliarsi, che hanno sofferto abbastanza o che sono dedicate alla vita tendono a seguire la seconda.

Una cosa e’ certa: ciò che ci aspetta non sarà per nulla un cammino liscio. Ma dipenderà da ognuno di noi, e dalla nostra dedizione a dedicare i nostri doni e talenti per la trasformazione del mondo che ne determinerà il risultato.

Sicuramente il mondo che stavamo creando fino ad ora aveva molti problemi. Oggi non solo e’ il momento cruciale per affrontarli, ma e’ anche diventato necessario.

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