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La grande manipolazione dell’auto-sacrificio


L’auto-sacrificio e’ una delle più insidiose e piu’ dannose forme di manipolazione. Il credo comune e’ che l’auto-sacrificio sia un atto altruista, ma non e’ per nulla cosi’: non c’e’ nulla di più egoistico dell’auto-sacrificio.

Vediamo le vere motivazioni per cui le persone sacrificano se stesse. Molte persone crescono con l’indottrinamento che ci sia qualcosa di onorevole, buono, giusto, nel sacrificarsi. Queste sono soprattutto persone in genere cresciute nella codipendenza, ovvero in contesti dove per ottenere briciole di amore hanno imparato ad annientare e sopprimere se stesse. L’idea che ci sia qualcosa di onorevole o giusto nel farsi del male e’ diffusa soprattutto tra queste persone proprio perché spesso venivano apprezzate ed accettate nel loro contesto di crescita soltanto quando sacrificavano se stesse, e venivano rigettate e punite come ‘egoiste’, ‘cattive’ se cercavano di esprimere o seguire i propri bisogni, necessita’, desideri. Per evitare le punizioni hanno imparato quindi ad anticiparle e punire se stesse, in modo da non ricevere punizioni da fuori. Hanno imparato a sacrificare se stesse per essere accettate e non rigettate.

L’ego si concerne con la sopravvivenza. E se abbiamo imparato che per sopravvivere dobbiamo essere persone ‘giuste’, ‘buone’, ‘onorevoli’, e che questo significa ‘auto-sacrificio’, gli automatismi mentali prendono il sopravvento, e facciamo di tutto per mantenere questo approccio.

Le persone quindi si sacrificano per motivi puramente egoistici: per poter essere accettate, viste come buone e giuste, e poter ricevere quindi amore e soddisfare i propri bisogno.

Ma l’auto-sacrificio prende una piaga molto scura quando oltre a questo iniziamo a raccontarci che lo facciamo per gli altri. Soprattutto ad esempio quando ci raccontiamo che ci sacrifichiamo per i nostri figli, o altre persone che dipendono da noi. Questo diventa un fenomeno ancora pi’ pericoloso perché non stiamo soltanto scegliendo di fare del male a noi stessi, ma anche ad un’altra persone nel nome di essere persone buone, giuste e quindi accettate.

Il prezzo dell’autosacrificio lo paga sia la persona che lo mette in atto, sia le persone per le quali viene messo in atto. Nessuno infatti in realta’ guadagna dei nostri sacrifici. La verità più profonda e’ che siamo tutti connessi: se una persona soffre, soffrono anche gli altri (anche se siamo talmente disconnessi che non ci rendiamo conto di questa realtà). Quindi facendo male a noi stessi, facciamo male anche agli altri.

L’auto-sacrificio e’ un gioco perdi-perdi. Le relazioni sane sono marcate da soluzioni vinci-vinci, dove le persone esprimono sinceramente i propri bisogni e necessita’ e si vengono incontro con empatia e compassione per incontrarli a vicenda, di modo che tutti vincano, tutti hanno qualcosa in più.

Le persone disconnesse come i narcisisti giocano a giochi vinci-perdi (che sono un’illusione), ovvero sono convinti che per soddisfare i propri bisogni debbano sacrificare gli altri, abusandoli, imbrogliandoli, sfruttandoli, ecc. I giochi vinci perdi sono i più diffusi nella nostra società narcisistica, e si possono trovare in moltissimi contesti: nel business, nel sistema legale, nel lavoro, ecc.

Ma un livello ancora piu' basso sono i giochi perdi-perdi, dove nessuno vince, tutti perdono. Un’esempio di questo sono le guerre. Un’altro esempio e’ appunto l’auto-sacrificio.

L’auto-sacrificio porta all’inautenticita’, ad essere molto disallineati con se stessi ed a mancanza di responsabilità.

Ad esempio una persona con difficolta’ nella sua relazione con il partner, che non vuole confrontare il conflitto e prendersi la responsabilità di come i suoi comportamenti influiscono (e magari feriscono) il partner, e trovare una soluzione per portare al cambiamento, può usare l’auto-sacrificio come scappatoia. Raccontandosi che e’ un’ottimo partner perché fa “cosi’ tanto” per l’altra persona (magari cose neppure chieste ne’ volute dall’altro), e quindi il problema dev’essere l’altro, non lui.

Un’altro esempio e’ il genitore che non vuole ammettere di aver fatto un figlio per i motivi sbagliati, di non volere il proprio figlio o di non volerlo crescere. Invece di ammettere tale cosa, e trovare una soluzione alternativa per il figlio, utilizza l’auto sacrificio per raccontarsi che e’ un bravissimo genitore, e quindi se il figlio si sente non accudito, non curato e’ perché’ e’ il figlio che e’ problematico, al figlio oltre che negare i bisogni, viene fatto un totale gaslight.

Un’altro esempio e’ una persona che fa un lavoro che non le piace o che odia. Di fatto e’ quando seguiamo i nostri sogni e passioni che ci realizziamo nel nostro potenziale e che diamo il massimo di noi stessi agli altri. Stando in un lavoro che non ci piace ci perdiamo noi, ma anche la società in generale.

Un’altro esempio sono le persone che non si retribuiscono abbastanza nel proprio lavoro per apparire come ‘oneste’ e altruiste. In realtà quando chiediamo compensi troppo bassi per il nostro lavoro, attiriamo clienti che si approfittano di noi e che non ci apprezzano, e respingiamo le persone che hanno davvero bisogno di noi e che ci apprezzano veramente.

Molti codipendenti si sacrificano nella relazione con il narcisista, il quale e’ ben contento di poter sfruttare la persona auto-sacrificante. Ma questo non fa bene a nessuno dei due: al codipendente per motivo ovvi, ed al narcisista perché dandogli approvvigionamento narcisistico, non gli si permette di fare le esperienze necessarie per evolversi e crescere.

Le pratiche di auto sacrificio sono anche diffuse in molte dottrine religiose con ombre collettive nella vergogna.

Tutti questi sono esempi di come l’auto sacrificio e’ un gioco perdi perdi, dove nessuno guadagna.

(Immagine presa da google)

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